giovedì 19 gennaio 2012

L'anatra, la dentiera e la scarpa nera


Parlavo di pubblicità, di quanto alcune siano veramente ben fatte, quanto siano così creative e moderne, quanto siano ispiranti e quanto inducano a una sorta di invidia verso i grandi maestri della comunicazione, bla bla bla…
Ma ci sono altrettanti spot che è meglio perderli che trovarli.

In primis, i prodotti per la pulizia del water. A parte il fatto che ogni volta ce li propinano all'ora dei pasti, ma avete visto che bestie schifose e orripilanti girano nei nostri bagni?! Ma quelle immagini sono da vietare ai minori di 13 anni altrimenti hanno gli incubi!!! Già ce li ho io, figuriamoci… Poi ci mettono l'anatra, come se bastasse quella per migliorare la situazione…

Non so voi, ma io nutro una forte antipatia nei confronti della vicina di casa di Andrew Howe… Lei e il suo stramaledetto Kinder Bueno, comprarselo no, eh? Bella scroccona, complimenti… Poi la gente si chiede come mai succedono le stragi nei condomini… Tra l'altro su Facebook ci sono un mucchio di gruppi in cui lei è protagonista, in senso negativo ovviamente: c'è chi la denuncerebbe volentieri per stalking!

Come nel cinema, anche nelle pubblicità si trovano degli errori… e anche dei plagi!




Vi ricordate lo spot degli anni'90 del gelato Motta Maxibon (che ha lanciato tra l'altro Cristiana Capotondi e Stefano Accorsi) con le tre ragazzine in spiaggia invaghite del belloccio di turno… e alla fine si ritrovano davanti un prete? Non vi sembra di avere visto qualcosa di simile ultimamente?




Eh sì, uno degli imperdibili (ma anche no vista la lunghezza estenuante…) spot di Fix Design. Della serie «Copiamo pure che tanto non si ricordano».

Qualche anno fa poi per reclamizzare la merendina Fiesta Ferrero c'era una ragazza che provava vestiti da sposa tutto il giorno e non ci vedeva più dalla fame, tanto da ritrovarsi con una scarpa bianca e una nera. Sicuramente avrà dovuto sfilare con l'abito da sposa di Morticia Addams!


E di Liana, cosa dire? La simpatica postina che ha problemi con la dentiera.




"Davanti a una bella fetta di lamponi me ne mangio due fette".

Ta-Dan! Udite, udite! Venghino signore e signori, ecco a voi la prima pasta per dentiere al mondo con il potere miracoloso di moltiplicare i cibi, senza dovervi neppure iscrivere alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts!

mercoledì 18 gennaio 2012

Il riccio, l'oblò e Dumbo Jumbo


C'è chi la odia mortalmente e cambia canale, chi approfitta per fare "plin plin" (e il plin non c'entra nulla coi ravioli piemontesi), chi toglie l'audio, chi ricorre a un frenetico zapping nel lasso di tempo di quei 3/4 minuti o giù di lì. Tutto per evitarla come la peste, per non vederla né sentirla, per non esserne succube e non cadere in tentazione.

Sto parlando della pubblicità, o la réclame, come si definiva una volta.
Io no, la guardo eccome. Anzi di più, la studio. Sarà deformazione professionale ma lì cerco di trovare un po' di ispirazione per il mio lavoro.

A volte mi ritrovo a guardare un qualcosa che è più di uno spot, è un vero e proprio film "in miniatura", un piccolo cortometraggio degno di essere in lizza per le nomination agli Oscar. Bisogna stare molto attenti e non perdersi nemmeno un fotogramma, perché altrimenti si rischia di non capirlo fino in fondo. E allora rimango a bocca aperta chiedendomi come diavolo ha fatto il creativo di turno a concepire un messaggio del genere e su quale dannata via abbia ricevuto la folgorazione dal Grande Dio della Comunicazione Visiva (che piuttosto mi compro il Tom-Tom e vedi che quella benedetta via la trovo pure io…).

Pensate soltanto al nuovo spot della Golf, con quei simpatici ricci che venerano la Grande W del marchio Volksvagen e pregano tutti affinché possano attraversare la strada sani e salvi (o almeno così io l'ho interpretata).
Ma non vi viene voglia di guidare ai 10 km all'ora di notte per paura di trovarveli davanti ai fari e rischiare di schiacciarli, che abbiate o meno una Golf?
E per la cronaca io ho una Škoda, una Fabia Škoda.
Ma io la chiamo Škodella…





Quello della Golf è l'ultimo arrivato nella serie dei miei spot preferiti, ma da anni ce n'è uno che mi incanta sempre come la prima volta: quello della lavatrice Hotpoint Ariston Aqualtis, con gli indumenti che diventano fantastiche creature marine. Questo per me è il top, l'immaginazione senza pari, la fantasia senza confini e senza barriere. Con quella musica di Vangelis che se anche si intitola "Ask the mountains" ti fa sembrare di essere lì, sott'acqua, a fare il sub tra sciarpe, calzini e reggiseni imbottiti.






Ma non mi fermo certo alla creatività pubblicitaria italiana, certo che no! Mi capita di trovarne anche di straniera, come lo spot di MacGyver di qualche tempo fa che reclamizzava la Mastercard. Divertente anche se mi sono sentita addosso tutti gli anni passati da quando vedevo quella mitica serie tv.






Qualche giorno fa mi sono imbattuta in uno spot non recentissimo dell'IFAW (International Fund for Animal Welfare) ideato per sensibilizzare i turisti a non acquistare souvenir realizzati con materiali di origine animale. Il video sembra (e sottolineo sembra) amatoriale, chi lo sta guardando può pensare a una "presa diretta", a una ripresa in tempo reale.  L'inquadratura inizia con un atterraggio di un jumbo su una pista aeroportuale, poi la videocamera viene spostata velocemente verso il cielo e inquadra… un elefante che vola!






Lo segue fino al momento dell'atterraggio sulla stessa pista del Jumbo dove poi il novello Dumbo fa una passeggiatina. Il messaggio è più o meno questo:  "Se avessero voluto venire da noi, lo avrebbero fatto. Gli animali non sono souvenir."
Che poi, campagna sociale a parte, questo video è molto utile: pensate se qualcuno vi dice che farà qualcosa per voi solo quando gli elefanti voleranno...

martedì 3 gennaio 2012

«Ma … è casa nostra?»


Questa è la frase che dico quando entro in casa dei miei, dalla settimana prima di Natale. E' una specie di mantra come "Pace interiore" di Maestro Shifu in "Kung Fu Panda 2".

Era la primavera dell'ormai scorso anno quando i miei genitori decisero che era il momento di cambiare, dopo gli ultimi inverni passati al freddo, complici un vetusto sistema di riscaldamento e degli infissi che sembravano più porte verso il regno dei morti e degli ectoplasmi, da quanto si muovevano da soli i tendaggi al fischio del vento. Roba da chiamare i Ghostbusters.

E così, dall'idea di migliorare il riscaldamento con aggiunta di anelli sotto ai pavimenti e sostituzione di nuove finestre e porte-finestre, si è passati all'evoluzione "Extreme Makeover: Home Edition". Solo che nella versione della nostra famiglia non ci si è messa una sola settimana (magari!), bensì 4 mesi. Quattro mesi in cui la frase di routine era "Ma chi ce l'ha fatto fare".

Per carità, siamo tutti stracontenti della metamorfosi della nostra casa ma, alla fine si è rifatto praticamente tutto: riscaldamento, caldaia, radiatori, pavimenti, infissi, porte interne, sistema elettrico e idraulico, aggiunta pannelli solari per l'acqua calda, isolamento termico, bagno nuovo, cucina nuova, quasi totale abbattimento del muro tra la cucina e la sala in modo da creare una sorta di "open space".

In sintesi, da un appartamento concepito e arredato nelle tendenze degli anni '70, ci si è ammodernati, mantenendo comunque uno stile classico. Sborsando un mucchio di soldi. Ma ora ci si scalda. Pure troppo con quei termosifoni alti 1,80 mt che passandoci vicino si rischiano ustioni di 2° grado…

Il bagno è fantastico: abbiamo tolto la vasca e messo una nuova doccia con il termostato per regolare la temperatura dell'acqua. E i sanitari "sospesi", denominazione poetica che mi ricorda, non so perché, l' "insostenibile leggerezza dell'essere". Sono forse solo un po' altini rispetto a quelli tradizionali ma di gran lunga più comodi nella pulizia.

Ma la cosa più bella per noi è la cucina, completa di ogni optional compresa la tavola per impastare e matterello nascosti nella finta muratura, zona cappa e forno con tanto di nicchie, mensoline e cassettini. Nell'angolo c'è un sistema supertecnologico che aprendolo escono i ripiani da soli per evitare di chinarsi e farsi male alla schiena… Insomma, è "il più grande spettacolo dopo il big-bang!"


lunedì 2 gennaio 2012

«Mangia che è buono, mangia che è buono»


Se dovessi appartenere al grande popolo degli Indiani d'America (magari del gruppo Nez Percé, Nasi Forati, e non perché io abbia dei piercing), potrei chiamarmi "Mascella Stanca".
La ragione è molto semplice: sono sempre l'ultima a finire a tavola.

E non perché io sia "diversamente attiva"… insomma, pigra. Cioè, questo è senz'altro un punto a mio sfavore, ma io seguo fortemente le regole di una sana alimentazione per cui bisogna masticare moooolto lentamente e completamente, deponendo pure la posata tra un boccone e l'altro. E' il tempo che ci metto a riprendere la posata tra un boccone e l'altro che mi frega. Mi perdo, mi deconcentro, e se c'è la televisione accesa è pure peggio: mi incanto proprio. Se poi ci mettiamo pure il periodo delle feste, quando è più il tempo che si passa con i piedi sotto la tavola che a vivere fuori dalla cucina, la frittata l'è bell'e fatta!


Si mangia sempre troppo, anche quando si dice "Facciamo poche cose che c'è la crisi e bisogna risparmiare…". Quest'anno siamo stati più bravi: niente zampone e lenticchie, pochi ravioli ma buoni e rigorosamente col "plin" (il famoso "pizzico" piemontese), panettoni a iosa perché sono il regalo più gettonato. Sta di fatto che mi ritrovo come nella pubblicità del Brioschi: anche se non l'ho mangiato, ho il peso di un cinghiale sullo stomaco.


Da quando sono nata, non ho un buon rapporto con il cibo. E l'avere un padre che in tono perentorio, nonostante i quasi "anta", mi dice un «Mangia!» magari colorito di qualche parolaccia, non aiuta di sicuro. Oltre alla mascella pigra, mi si impigrisce pure lo stomaco che si chiude e l'appetito se ne va…

Mi viene in mente il comico di Zelig, Leonardo Manera, che raccontava nei suoi deliranti sketch, che sembravano più sedute dallo psicoterapeuta (la mia seconda personalità ed io lo adoriamo…) di quello zio che nei pranzi di famiglia ripeteva "Mangia che è buono, mangia che è buono"… Ci sarà un motivo perché l'ora dei pasti diventa per me un incubo. Un po' meno quando mangio da sola e mi faccio soltanto quello di cui ho voglia e mi sento di fagocitare…

Insomma, tutto 'sto prologo (e perdonatemi lo "sto") è per augurarvi un buon anno, di tutto cuore, auspicando (e questo più a me stessa che a voi) di ritrovare "l'equilibrio giusto tra nutrimento e gusto", un buon rapporto sano e di rispetto con… la bilancia sempre bistrattata e lasciata solinga al suo destino (che poi lei fa soltanto il suo dovere), riacquistare il senso della moderazione nel mangiare e familiarità… con le palestre. E se odiate le palestre, ci sono sempre gli esercizi di fitness della Wii...