mercoledì 18 gennaio 2012

Il riccio, l'oblò e Dumbo Jumbo


C'è chi la odia mortalmente e cambia canale, chi approfitta per fare "plin plin" (e il plin non c'entra nulla coi ravioli piemontesi), chi toglie l'audio, chi ricorre a un frenetico zapping nel lasso di tempo di quei 3/4 minuti o giù di lì. Tutto per evitarla come la peste, per non vederla né sentirla, per non esserne succube e non cadere in tentazione.

Sto parlando della pubblicità, o la réclame, come si definiva una volta.
Io no, la guardo eccome. Anzi di più, la studio. Sarà deformazione professionale ma lì cerco di trovare un po' di ispirazione per il mio lavoro.

A volte mi ritrovo a guardare un qualcosa che è più di uno spot, è un vero e proprio film "in miniatura", un piccolo cortometraggio degno di essere in lizza per le nomination agli Oscar. Bisogna stare molto attenti e non perdersi nemmeno un fotogramma, perché altrimenti si rischia di non capirlo fino in fondo. E allora rimango a bocca aperta chiedendomi come diavolo ha fatto il creativo di turno a concepire un messaggio del genere e su quale dannata via abbia ricevuto la folgorazione dal Grande Dio della Comunicazione Visiva (che piuttosto mi compro il Tom-Tom e vedi che quella benedetta via la trovo pure io…).

Pensate soltanto al nuovo spot della Golf, con quei simpatici ricci che venerano la Grande W del marchio Volksvagen e pregano tutti affinché possano attraversare la strada sani e salvi (o almeno così io l'ho interpretata).
Ma non vi viene voglia di guidare ai 10 km all'ora di notte per paura di trovarveli davanti ai fari e rischiare di schiacciarli, che abbiate o meno una Golf?
E per la cronaca io ho una Škoda, una Fabia Škoda.
Ma io la chiamo Škodella…





Quello della Golf è l'ultimo arrivato nella serie dei miei spot preferiti, ma da anni ce n'è uno che mi incanta sempre come la prima volta: quello della lavatrice Hotpoint Ariston Aqualtis, con gli indumenti che diventano fantastiche creature marine. Questo per me è il top, l'immaginazione senza pari, la fantasia senza confini e senza barriere. Con quella musica di Vangelis che se anche si intitola "Ask the mountains" ti fa sembrare di essere lì, sott'acqua, a fare il sub tra sciarpe, calzini e reggiseni imbottiti.






Ma non mi fermo certo alla creatività pubblicitaria italiana, certo che no! Mi capita di trovarne anche di straniera, come lo spot di MacGyver di qualche tempo fa che reclamizzava la Mastercard. Divertente anche se mi sono sentita addosso tutti gli anni passati da quando vedevo quella mitica serie tv.






Qualche giorno fa mi sono imbattuta in uno spot non recentissimo dell'IFAW (International Fund for Animal Welfare) ideato per sensibilizzare i turisti a non acquistare souvenir realizzati con materiali di origine animale. Il video sembra (e sottolineo sembra) amatoriale, chi lo sta guardando può pensare a una "presa diretta", a una ripresa in tempo reale.  L'inquadratura inizia con un atterraggio di un jumbo su una pista aeroportuale, poi la videocamera viene spostata velocemente verso il cielo e inquadra… un elefante che vola!






Lo segue fino al momento dell'atterraggio sulla stessa pista del Jumbo dove poi il novello Dumbo fa una passeggiatina. Il messaggio è più o meno questo:  "Se avessero voluto venire da noi, lo avrebbero fatto. Gli animali non sono souvenir."
Che poi, campagna sociale a parte, questo video è molto utile: pensate se qualcuno vi dice che farà qualcosa per voi solo quando gli elefanti voleranno...

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