giovedì 31 gennaio 2013

L'Italia a colori

Se pensate che abbia intenzione di parlare di politica, siete completamente fuori strada. Ci sono migliaia di articoli e conversazioni sull'argomento. Cercate pure su Google se vi interessano.
Qui parlerò del mio Paese, quello con la P maiuscola, fatto di persone con la P maiuscola, e non intendo disquisire sui politici con la p di pirla…

Qualche settimana fa, il 17 gennaio per l'esattezza, è stata la giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali. Sì, lo so, sono un po' in ritardo ma avevo bisogno di tempo per elaborare la cosa e riflettere sulle conseguenze.

Ho scoperto della giornata dedicata al dialetto, proposta dall'Unione Nazionale Pro Loco d'Italia tramite l'amica Lucia, presidente della Pro Loco di Carcare che ha avuto la brillante idea di creare l'evento del 17 gennaio su facebook (sempre sia lodato) e, successivamente, il gruppo "Dialetto per diletto", aperto a tutti 365 giorni l'anno.

E l'iniziativa, partita dalla Valbormida, ha coinvolto l'Italia intera, con post scritti in ogni dialetto con relativa traduzione per i non autoctoni. Post non sempre scritti correttamente, senza la trascrizione fonematica come da dizionario di lingua straniera. Ma tutti erano coinvolti, chiamati a partecipare e a dare anche solo un piccolo contributo. Senza preconcetti né discriminazioni per la posizione geografica, e neppure la paura di essere giudicati o presi in giro. Ognuno ha messo una tessera per costruire un bellissimo mosaico fatto di proverbi, parole, suoni che ci hanno avvicinati un po' di più. Nonostante il periodo elettorale in corso...

Ecco che a leggere quegli interventi, mi sono sentita un po' più italiana. Non ero solo valbormidese, ma anche genovese, cuneese, mantovana e persino di san Giovanni Rotondo. E tutto questo mi ha fatto tornare indietro di 2 anni, quando nella piazza del mio paese è arrivata una fresca ventata di Sicilia: il concerto di Mario Incudine.




Dalla sua biografia: «Cantante, attore, ricercatore, musicista e autore di colonne sonore, Mario Incudine è uno dei personaggi più rappresentativi della nuova world music italiana. Collabora fattivamente con Simone Cristicchi, Ambrogio Sparagna, Clara Murtas, Fausta Vetere, Lucilla Galeazzi, Fratelli Mancuso, Carlo Muratori, Nino Frassica, Mario Venuti, Tosca, Antonella Ruggiero e Kaballà. Ha duettato con Artisti come Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Peppe Servillo, Alessandro Haber e Francesco Di Giacomo (banco del mutuo soccorso). E’ il direttore dell’Orchestra EtnoMediterranea, una formazione di 18 musicisti provenienti da tutte le aree del magreb, che ha debuttato il 1 luglio 2008 al Teatro di Verdura di Palermo ospitando il virtuoso suonatore asturiano di gaita midi Hevia e la cantante tunisina Zorha Lajnef. È direttore dell’orchestra “SeteLuasOrkestra” produzione speciale del festival Sete sois sete luas presieduto dai premi nobel Dario Fo e Josè Saramago.»

Insomma, un grande musicista siciliano che quest'anno aprirà pure i concerti di Franco Battiato. E lo abbiamo avuto a Cengio, e non per sbaglio, visto che ci è venuto due volte in due anni di fila…

Un concentrato di sonorità e ritmi trascinanti, che difficilmente si riescono ad ascoltare seduti senza la tentazione di alzarsi e ballare. Testi non solo leggeri e allegri ma anche di sentimento e di denuncia sociale, come "Lu trenu di lu suli" dedicato alle vittime della tragedia di Marcinelle.

E poi le ballate e le canzoni tradizionali, spiegate prima di cantarle in modo che siano comprensibili a tutti. E ogni spettatore è coinvolto in prima persona, cantando un ritornello o battendo le mani a tempo. Insomma, protagonisti tutti, sia il cantante e i suoi musicisti sul palco, sia il pubblico di fronte ad esso.
Difficile non essere toccati da questa sferzata di vento di Sicilia, dal sentore di agrumi e di melodie mediterranee.

Ho cominciato il post parlando dei dialetti in Italia, mi sembra che questa strofa della canzone "Italia talìa" (Italia guarda) di Mario sia una degna conclusione.

Italia talìa,
st'Italia c'aspetta na sula bannera
ne n'capu e ne sutta
Italia talìa
quanti parlati strani
e l'italia ca voli canciari ammiscannu 'i culuri

Perché questa è la verità: l'Italia è un miscuglio di colori e di dialetti strambi.
In fondo, siamo un bel mosaico, ed è bello farne parte.


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